Biografia

Sono Jonathan. Sì, faccio il pianista. No, non ho un piano B.

Sono metà italiano e metà australiano, amo il basilico e l’eucalipto. Ho iniziato a suonare a 5 anni, giocando e scoprendo lo strumento. All’età di 11 anni ho incontrato il Maestro Giovanni Carmassi, che è stato fonte di ispirazione e una guida nella mia formazione musicale. Con lui ho studiato per 10 anni al Conservatorio di Firenze, dove mi sono diplomato, ed è grazie a lui che ho scelto questa strada. Nel 2015 mi sono trasferito a Londra per studiare alla Guildhall School nella “bottega” di Joan Havill, la quale mi ha sottoposto a un addestramento al mestiere con humor e saggezza.

Ho avuto la fortuna di lavorare con musicisti che avevo da sempre ammirato: Murray Perahia, Richard Goode, Christian Zacharias. In particolare, Robert Levin e Aldo Ciccolini hanno lasciato un segno profondo sulla mia sensibilità artistica, e Angela Hewitt è stata una mentore. Tuttora, se ho un dubbio…chiedo ad Angela! Nei miei studi ho sviluppato grande rispetto e amore per il gesto creativo dell’interpretazione: il mio ruolo è far vivere questi grandi capolavori con autenticità e passione.

Nel 2015, insieme a Giulia Grassi e Silvia Stoppani, ho fondato l’Associazione Culturale Made in Music. Insieme abbiamo organizzato due festival che hanno riunito musicisti da 8 paesi diversi. Credo fortemente nell’idea di musica come linguaggio universale e strumento di unione e dialogo fra idee e culture diverse.

Forse è anche per questo che viaggiare è una delle mie parti preferite della professione: i concerti mi hanno portato in giro per l’Europa, in Australia, Stati Uniti e Giappone, in metropoli e paesini, isole e deserti.

Fondamentale per mantenere un equilibrio fisico e mentale è stata la scoperta dello Yoga (Ashtanga), “integratore morale” che prendo sei volte a settimana. Stare in equilibrio sulla testa e suonare Bach sono modi per vedere il mondo da un’altra prospettiva.

“La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio”, Victor Hugo.